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Il risultato?solo tre, tutti maschi, hanno tagliato il traguardo. Dieci non ci hanno neanche provato o hanno ceduto subito. Trentuno hanno gettato la spugna a metà settimana e due hanno rinunciato il sabato perché «la domenica non si può restare da soli».

La professoressa Biscaldi,che ora analizzerà tutti i dati in suo possesso, commenta così:”Le conclusioni ufficiali dello studio saranno pronte dopo l’estate perché il materiale è molto vasto. A una prima lettura, emerge che tra gli ostacoli di vivere staccati dalla rete ci sono la noia, il senso di isolamento, la curiosità di vedere le centinaia di messaggi accumulatisi, il far parte di un gruppo in cui tutti sono connessi, il bisogno di comunicare con i genitori”.

L’esperimento, continua la ricercatrice, si è concluso «senza nessun vincitore e nessun vinto. Quella uscita non è una classifica dei buoni e dei cattivi”. Per quanto riguarda i risultati dice:”Basta guardare i giovani, quello attraverso i social è il loro modo di essere presenti nel mondo. Tocca alle famiglie e alla scuola offrire spazi di crescita alternativi. Quando è funzionale alle relazioni la tecnologia è bellissima, diventa un problema se le sostituisce».

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