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Da qui la decisione di Palazzo Lombardia: “L’idea è quella di addebitare al cittadino il costo della prestazione che non ha fatto, la volta successiva che si rivolgerà al sistema regionale per prenotare un controllo”, spiega l’assessore al Welfare Giulio Gallera. In pratica, chi non si presenta dopo aver fissato l’esame, verrà “segnalato”. E quando fisserà un nuovo appuntamento, al momento di pagare il ticket dovrà saldare non solo quello per la prestazione che si accinge a fare, ma anche quello della visita o dell’esame che non ha fatto.

Già da alcuni mesi la manovra è utilizzata all’Istituto dei tumori, dove chi prenota e poi non si presenta riceve a casa una cartella esattoriale pari all’importo del ticket della prestazione che avrebbe dovuto fare,grazie un decreto legislativo del 1998. Cartella che ha però un costo per l’ospedale.

Dunque l’idea di Palazzo Lombardia di trovare un’alternativa: “Ma non si tratta di una questione economica: il nostro obiettivo principale – sottolinea Gallera – è quello di responsabilizzare i cittadini. Vogliamo fare educazione”. E, anche, ridurre quelle liste talmente lunghe che il paziente, spesso, prenota anche in più di una struttura, alla ricerca di quella con le attese minori e poi non si presenta nelle altre.

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Alla fine del 2016 la Regione sperava di risolvere unificando le agende, varando un call center unico che permettesse di prenotare sia negli ospedali pubblici (come già avviene) sia in quelli privati (che oggi gestiscono i loro appuntamenti in modo autonomo). L’idea, però, è rimasta solo sulla carta: troppo alti i costi della manovra. “Ma nella maggioranza dei casi chi non si presenta ad effettuare esami prenotati lo fa perché i tempi di attesa sono spropositati e si affida al privato – ragiona il Pd Carlo Borghetti – . Una misura come quella al varo della Regione non risolve certo il problema perché interessa una minima parte delle prestazioni e rischia solo di generare contenziosi agli sportelli delle prenotazioni che già oggi sono intasati. È giusto responsabilizzare i cittadini, ma bisogna prima garantire esami in tempi ragionevoli. E in Lombardia non è cosi.”

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