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Segni positivi dagli Ospedali Lombardi,ma importante non abbassare la guardia

Coronavirus ospedali

Coronavirus, segnali positivi dagli ospedali di Lodi, Bergamo e Brescia
All’ospedale di Lodi, provincia del primo focolaio italiano, il quadro pare in lieve miglioramento. Non ci sono dati precisi a disposizione, ma la percezione degli operatori, secondo quanto verificato da Fanpage.it, è questa: gli accessi rimangono significativi, ma meno pesanti rispetto ai giorni scorsi. Una “tenuta” che fa ben sperare. Al Papa Giovanni XXIII di Bergamo, dove nelle scorse settimane l’afflusso di pazienti con sintomi da coronavirus è stato enorme, così come il numero delle vittime, la pressione sembra essere calata. “Abbiamo avuto un miglioramento già alla fine delle scorsa settimana”, spiegano dall’ospedale, “ma è presto per rilassarsi. I reparti sono ancora molto pieni, è una malattia lunga e ci vorrà tempo”. Identica risposta arriva anche dal Civile di Brescia: anche qui è confermata la percezione di un calo degli ingressi al pronto soccorso. “Ma non cantiamo vittoria e soprattutto stiamo ancora a casa”, è l’invito dei medici della struttura.

A Crema e Cremona accessi in calo

Negli ospedali di Crema e Cremona, tra i primi a finire in “apnea” già negli ultimi giorni di febbraio per l’altissimo numero di malati, i numeri sono incoraggianti. Nelle ultime settimane la media di accessi era di 80-100 persone in coda. I presidi sono meno affollati, ma c’è anche un altro segnale confortante. Si sentono meno ambulanze. Prima ne sfrecciavano diverse ogni ora, adesso il passaggio è più diradato. “Ma non si deve abbassare la guardia. Le regole vanno rispettate e bisogna stare in casa. Il contagio ancora molto molto rischioso”, è la raccomandazione che arriva dal nosocomio cremonese.

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Pavia, accessi al pronto soccorso in calo del 40 per cento in una settimana

Da lunedì scorso, 23 marzo al 30 marzo, nell’ospedale di Pavia si è registrato un calo del 40 per cento degli accessi. Lo conferma a Fanpage.it un portavoce dell’ospedale, spiegando che negli ultimi giorni si è verificato un calo della pressione sul presidio sanitario, dove rimangono moltissimi i malati in cura nei reparti di malattie infettive. I dati aggiornati relativi alla provincia di Pavia confermano la curva dei contagi in calo. Stando al bollettino di oggi, martedì 31 marzo, sono 2133 i casi confermati, in aumento di 97 rispetto ai 2036 del giorno precedente.

Milano resta sotto pressione, ma i numeri sembrano stabilizzarsi

Un po’ più delicata la situazione milanese. Il capoluogo è da ieri la provincia con più casi in Italia, avendo sorpassato anche Bergamo. In città e nell’hintlerand i casi aumentano in modo costante. Non c’è stata finora l’esplosione di contagi che si temeva nella metropoli, ma nemmeno un trend in calo. Un piccola luce però si intravede anche a Milano. All’ospedale di Niguarda, grande presidio a nord della città, da qualche giorno i numeri sono costanti. “Non c’è stata una diminuzione, ma dal fine settimana osserviamo una fase costante”, ha spiegato a Fanpage.it un portavoce dell’ospedale. “Sono numeri che vanno valutati a distanza di qualche giorno, è difficile dare una valutazione con una tempistica così breve. Era già successo che ci fosse un giorno o due con dati positivi, che hanno fatto ben sperare, ma poi il trend è peggiorato di nuovo”. Difficile dire se è stato superato il picco dei ricoveri, i reparti restano affollatissimi, ma anche a Milano le sensazioni degli operatori sono “moderatamente positive”. Una conferma arriva anche da un portavoce dall’ospedale Sacco: “Sì, dagli ultimi giorni un lievissimo calo c’è stato”. L’invito dei medici resta sempre lo stesso: ora più di prima, non abbassare la guardia e rimanere in casa

Gallera: circolare del Viminale mette a rischio sforzi fatti finora

Non nasconde la sua preoccupazione l’assessore della Regione Lombardia Giulio Gallera riguardo alle indicazioni del Viminale sulle attività motorie: “Non è questo il momento di abbassare la guardia. La circolare diffusa dal ministero dell’Interno rischia di creare un effetto psicologico devastante, vanificando gli sforzi e i sacrifici compiuti finora”.

“Il provvedimento ministeriale – secondo Gallera – potrebbe essere inteso come un segnale di allentamento delle misure di contenimento assunte finora. Misure rigide, importanti, che hanno però consentito di contenere la curva dei contagi del coronavirus”. Per l’assessore, “la luce in fondo al tunnel rischia di allontanarsi o di spegnersi del tutto nel momento in cui vengono trasmessi messaggi ambigui: l’indicazione utile per tutti deve essere quella di rimanere a casa, ancora per qualche settimana. Solo così riusciremo a sconfiggere questo nemico subdolo e invisibile”.

 

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