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venerdì, Aprile 26, 2024
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La futura mamma 28enne incinta guarisce dal Coronavirus con la plasmaterapia . È il primo caso a livello mondiale

mamma pamela ospedale
mamma pamela ospedale
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La notizia di un altra vittoria sul coronavirus

La plasmaterapia funziona. È questa la notizia più importante di giornata, certificata dalla guarigione della prima paziente sottoposta al trattamento di infusione di sangue contenente plasma iperimmune prelevato da soggetti guariti dal Coronavirus. La paziente guarita dal Covid è Pamela, 28enne di Mantova incinta che, secondo quanto riferito dall’ospedale del capoluogo di provincia lombardo, è il primo caso al mondo di paziente in dolce attesa a sconfiggere il virus tramite plasmaterapia. Pamela è stata ricoverata lo scorso 9 aprile al nosocomio mantovano dove nel giro di 24 ore il suo quadro clinico si era aggravato a tal punto da essere trasferita nel reparto di Pneumologia. “Il plasma mi ha fatto rinascere”, ha commentato la futura mamma, rientrata oggi a casa.

Che cos’è?

La plasma terapia si fonda sull’iniezione di plasma nei pazienti. Il plasma è un componente del sangue, costituito al 92% da acqua, la restante parte sono proteine e sali minerali. La separazione del plasma dal sangue, avviene attraverso un separatore cellulare. Il prelievo di sangue si esegue nei pazienti che hanno contratto il coronavirus e che sono, poi, guariti. Questo tipo di trattamento non è nuovo nell’ambito medico. Fu già sperimentato per la Sars del 2003, per la pandemia influenzale H1N1 del 2009, per la Mers del 2012 e per l’Ebola. Le esperienze precedenti hanno dato buoni risultati, ma resta da verificare se sia valida anche per il covid-19 e tutte le sue mutazioni, quindi si rendono necessari ulteriori studi clinici. Come anticipato, in Cina la plasma terapia diede buoni risultati, sebbene i medici sottoposero solo 5 pazienti al trattamento.

I pazienti, in seguito alla guarigione sviluppano anticorpi, che risiedono proprio nel plasma. Una volta guariti dal coronavirus, i volontari per la donazione del sangue devono effettuare il test due volte in 24 ore ed entrambe le volte deve risultare negativo. Prima di procedere alla trasfusione nel paziente affetto da coronavirus, il campione di plasma del donatore viene esaminato per verificare che contenga anticorpi (detti neutralizzanti). In laboratorio valutano anche la quantità di anticorpi presenti nel plasma. Tali considerazioni servono a capire se gli anticorpi siano in grado di annientare il virus.

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I primi due volontari per la donazione di plasma sono stati due medici del nord Italia, che hanno contratto il virus all’inizio della pandemia e sono poi guariti. Fortunatamente, in seguito all’appello del direttore del Servizio di immunoematologia dell’ospedale San Matteo di Pavia, Cesare Perotti, diverse persone, una volta guarite, sono tornate in ospedale per donare.

Perché la plasma terapia?

Il vantaggio della plasma terapia è l‘assenza di effetti collaterali. Inoltre, può affiancare altre cure in corso, senza interferire con le stesse. Gli unici rischi sono quelli legati ad un’ordinaria trasfusione di sangue, che esistono in una minima percentuale. Neanche i donatori sono a rischio: globuli bianchi, rossi e piastrine sono ri-trasfusi nel donatore e in un paio di settimane la condizione plasmatica si ristabilizza.

Il farmacologo Garattini sottolinea un ulteriore aspetto vantaggioso: “Quindi chi ha presenza di anticorpi avrebbe la possibilità di essere rimesso in circolazione e in attività perché è guarito, ha sviluppato le difese e non può contagiare né essere contagiato”.

I medici devono adottare la plasma terapia ad un preciso stadio dell’infezione, ovvero quando il paziente giunge ad avere problemi respiratori, ma non è ancora intubato. Una volta che il virus raggiunge le vie respiratorie non c’è tempo da perdere, poiché il covid-19 in molti casi peggiora le condizioni del paziente nel giro di poche ore.

 

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