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Saranno pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale i bandi per i concorsi attesi sia dal personale precario sia da tanti laureati che aspirano alla docenza. Smentite modifiche sulle procedure: porterebbero a slittamento

Martedì 28 aprile saranno pubblicati nella Gazzetta ufficiale i bandi per i concorsi per la scuola. Tali bandi riguardano circa 62mila posti. Ad annunciarlo sono fonti del ministero dell’Istruzione

“Vogliamo assumere, per il prossimo anno scolastico, più docenti possibili, a partire dai precari”, ha detto lunedì la ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina.

Concorsi attesi dal personale precario e dai neolaureati

Secondo le fonti, nel corso della riunione di maggioranza di oggi sui concorsi,il ministero ha fornito tutte le informazioni tecniche richieste dai parlamentari riguardo alle procedure dei bandi. Si tratta – continuano – di procedure concorsuali che rispettano la piena attuazione del decreto legge sulla scuola votato in Parlamento. Questi concorsi sono attesi dal personale precario, ma anche da tanti laureati che aspirano alla docenza. Le stesse fonti, comunque, smentiscono che il ministero abbia variato i bandi a seguito del passaggio in Consiglio superiore dell’Istruzione. Infine, spiegano che cambiare ora le procedure concorsuali significa, di fatto, determinarne lo slittamento e non poter garantire nessuna assunzione a settembre.

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L’età di insegnanti e presidi

«C’è un rischio calcolato in questo settore con personale di una certa età», ha detto il presidente del Consiglio Conte in conferenza stampa. Secondo i dati degli osservatori internazionali dell’Ocse, l’Italia conta infatti gli insegnanti più anziani d’Europa con un’età media di 49 anni. Più della metà dei docenti già avanti nella carriera e over 50. Più precisamente gli insegnanti over 50 sono il 49 per cento, quasi la metà secondo l’ultima rilevazione del programma Talis che risale al 2018. Gli insegnanti da sottoporre a test e sorveglianza dunque – considerando quelli sopra i 55 anni – potrebbero arrivare anche al 30 per cento del totale. Se si analizza l’anagrafe dei presidi, nonostante l’arrivo di quasi 3000 nuovi dirigenti lo scorso anno, sono ancora più in là con l’età: il 46 per cento ha più di 60 anni e un altro 20 circa tra i 55 e i 60: se per i professori sono immaginabili forme di didattica a distanza, è più difficile che i presidi possano restare in remoto a gestire la ripartenza delle loro scuole.

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