coronavirus test afp scaled
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La Regione Lombardia ha aperto alla possibilità per i privati di effettuare i test sierologici per individuare gli anticorpi del Covid-19.

Come funziona

Sottoporsi al test, in via teorica, è semplice. Come per un normale esame del sangue è possibile prenotare le visite anche online e presentarsi presso i laboratori specializzato per effettuare il prelievo.

Già da oggi, ad esempio, sono aperti a queste analisi i presidi del gruppo Multimedica (San Giuseppe, Multimedica Sesto San Giovanni, Multimedica Limbiate e Multimedica Castellanza).

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Il costo ovviamente varia da istituto a istituto: il centro medico Santagostino, ad esempio, farà pagare (in anticipo) 35 euro a test mentre nei laboratori del gruppo Synlab i prezzi vanno dai 40 ai 67,5 euro.

Una volta prelevato il sangue, la risposta arriva entro un paio di giorni.

Se il test è positivo?

La complessità subentra però nel passaggio successivo, ovvero nel caso in cui il test individui la presenza degli anticorpi e quindi faccia venire il sospetto di avere (o aver avuto) il virus.

A questo punto è obbligatorio fare un tampone per capire se si è contagiosi o meno: il testo sierologico infatti da questo punto di vista non dà risposte.

E come fare il tampone?

Quello che la delibera regionale sembra dire (ma non in modo chiaro, dicono gli addetti ai lavori) è che si debba proseguire privatamente.

Quindi i centri privati devono essere in grado di effettuare il tampone per tutti i sospetti positivi.

Chi può garantire il servizio?

La Regione impone che ognuno dei laboratori abilitati per l’analisi dei tamponi preveda una quota aggiuntiva di tamponi solo se dedicata per l’80 per cento al Servizio sanitario nazionale e per il 20 ad altri usi: significa che un laboratorio privato (sono attualmente 15 quelli che fanno parte della rete degli autorizzati) che oggi garantisce 1.000 tamponi alle Ats se deciderà di processarne 2 mila, dovrà fare in modo che 1.800 siano dedicati alle esigenze della Regione e solo 200 rivolti al libero mercato.

Un modo per assicurare al settore pubblico un aumento della potenza di processamento tamponi facendo leva sulle mire dei privati e per evitare che i test voluti dai singoli vadano a togliere ossigeno al sistema dei tamponi messo in piedi faticosamente dalla Regione in questi mesi. Un concetto sensato, soprattutto considerata la penuria di reagenti.

“Chi farà i test dovrà dare la possibilità di acquistare i tamponi e dovrà assicurarne una quota pari al 10 per cento delle persone a cui si farà l’esame sierologico”, spiega Dario Beretta presidente della Associazione degli ospedali privati della Lombardia.

Percentuale prevista anche per i casi di screening privati di comunità ristrette (come ad esempio i singoli comuni oppure le aziende) che piacciono di più al Pirellone rispetto ai test per i singoli.

Riflessioni

La prima conseguenza è che solo pochi operatori privati potranno fare il percorso test sierologico più tampone: tra questi sicuramente i grandi gruppi come il Centro Diagnostico Italiano, Cerba e Synlab (quest’ultima l’unica ad aver ufficializzato il servizio al momento) e chi sarà in grado di trovare accordi con laboratori anche al di fuori della regione. Non qualcosa di immediato.

Altro aspetto riguarda i costi che saranno tutti a carico del privato cittadino che si è voluto sottoporre al test, incluso il prezzo del tampone (62 euro). Nei test sierologici diffusi, quindi, la Lombardia sembra non credere fino in fondo.

Non a caso è stato lo stesso assessore regionale al Welfare Giulio Gallera a scoraggiarne l’uso: “Il test sul singolo cittadino in forma autonoma non è utile e genera false aspettative”. Una posizione che fa discutere ora che la situazione generale è in miglioramento ma ancora lontana da una soluzione.

Ieri sono stati 69 i morti e 394 i nuovi positivi: meno dei 614 di martedì ma con 10.919 tamponi effettuati, la metà rispetto a due giorni fa.

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