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Altro che zona rossa. Da via Broletto alla circonvallazione, ieri mattina, sembrava un giorno feriale qualsiasi nell’era pre-Covid. Automobilisti in coda, ciclisti e pedoni costretti alla gimkana.

E lo smog, complice la mancanza di pioggia e il riscaldamento ininterrotto delle abitazioni, è alle stelle ormai da giorni.

Perché il respiro è vita, ma può uccidere lentamente se nell’aria i livelli di smog sono esagerati. Ridurli sotto la soglia raccomandata dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) potrebbe prevenire più di 50mila morti all’anno in mille città europee prese in considerazione, tra cui una novantina italiane.

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È il dato che emerge da uno studio che stima il numero di decessi prematuri dovuti a due ‘ingredienti’ dell’inquinamento atmosferico: le polveri sottili (Pm2,5) e il biossido di azoto (NO2).

Pubblicato su ‘The Lancet Planetary Health’, il lavoro segnala anche un triste primato italiano. Per il particolato fine Pm2,5 Brescia è risultata prima: 232 decessi prevenibili sotto la soglia Oms.

Ma la città lombarda non è la sola italiana nella parte critica della graduatoria: altre due città della Pianura Padana, cioè Bergamo e Vicenza, tra le prime 5 con rischi per la salute da Pm2,5.

Mentre per il biossido di azoto le peggiori cinque sono Madrid (206 morti prevenibili ai livelli Oms), Anversa, Torino, Parigi e Milano.

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