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ll Dpcm entrato in vigore il 6 marzo cambierà. Dopo la strada tracciata dal Cts il governo si prepara a inasprire le restrizioni, con possibile lockdown nei weekend in tutta Italia.

Il sistema dei colori non sarebbe per ora in discussione. Ma in base alle indicazioni fornite dal comitato tecnico scientifico la zona rossa dovrebbe scattare automaticamente in quelle regioni e province dove i contagi settimanali superino i 250 casi ogni 100mila abitanti.

E chissà che venerdì 12 marzo, dopo il consueto monitoraggio dell’Istituto superiore della sanità, non arrivi un’ordinanza che sposti la regione nella fascia che prevede le restrizioni più severe

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Numeri che farebbero scivolare verso il rosso diverse Regioni, a partire dalla Lombardia che già con i normali parametri basati sull’Rt (indice di contagio) è a rischio, come ammette lo stesso governatore Fontana.

Lazio e Puglia a rischio arancione

Con il nuovo monitoraggio la maggior parte delle regioni dovrebbe finire in fascia rossa e arancione. A parte la Sardegna che dovrebbe restare bianca, in giallo dovrebbero rimanere Sicilia, Valle d’Aosta e Calabria. Lazio, Puglia e Liguria sono a forte rischio di passare in arancione. Ma sono molte le regioni che rischiano di affiancarsi in zona rossa a Campania, Molise e Basilicata (quest’ultima potrebbe scalare però in fascia arancione). La soglia di incidenza dei 250 casi a settimana per 100.000 abitanti era stata superata già nell’ultimo monitoraggio dell’Iss nelle Province autonoma di Trento e Bolzano, Emilia-Romagna, Marche e Lombardia. Ma è stata oltrepassata ora anche in Piemonte e Friuli-Venezia Giulia. Tutte a rischio rosso, dunque.

Lombardia e Piemonte verso la zona rossa

In Lombardia sono molti gli elementi che indicano come la regione sia a un passo dalla zona rossa da lunedì prossimo.

A partire dai numeri dell’incidenza dei casi, quello che potrebbe diventare il parametro centrale nelle decisioni del governo.

Siamo a 312 contagi, rispetto ai 252 di venerdì scorso. Un indice trainato dal trend nel Bresciano dove l’incidenza è arrivata a 580. C’è poi da considerare la tenuta del sistema sanitario.

Con parametri critici. La percentuale di letti occupati in terapia intensiva da malati Covid, infatti, è salita al 43% (la soglia critica è il 30%) e quella in area non critica al 46% (la soglia d’allarme è il 40%).

Gli occhi sono soprattutto puntati sui dati dell’ultimo documento di Ats città metropolitana di Milano.

Rt giornaliero per data di tampone, media su 7 giorni è 1,28, che sale a 1,31 se calcolato su una media di 14 giorni. L'”Rt giornaliero per data di ricovero, media su 7 giorni” è 1.27, mentre è 1.23 se la media viene allargata ai 14 giorni.

Considerando solo il comune di Milano la situazione è più o meno simile: Rt giornaliero per data di tampone a 1.27 per 7 giorni e 1,30 per 14 giorni. La soglia d’allarme stabilita per il passaggio in zona rossa, stando ai criteri del ministero della salute e della cabina di monitoraggio, è 1.25. 

Dunque, la Lombardia è a rischio ulteriore restrizione.

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